Gli antichi Egizi si sono distinti nella storia per la loro profonda affezione verso gli animali, dimostrandosi tra i più abili allevatori dell’epoca. Un esempio emblematico è rappresentato dalla pratica di allevare coccodrilli del Nilo all’interno di alcuni templi dedicati al dio Sobek. Questo aspetto della loro cultura è testimoniato da numerosi reperti archeologici, tra cui statuette e dipinti che raffigurano le diverse specie animali che popolavano il corso del Nilo.
Una delle statuette più affascinanti è quella che rappresenta un piccolo cane, realizzata utilizzando una zanna di avorio di elefante, databile tra il 1390 e il 1352 a.C. Questo cane è raffigurato in un momento di movimento, come se stesse partecipando a una corsa, e presenta un meccanismo a leva che consente di aprirgli la bocca, un congegno che continua a funzionare nonostante il passare dei millenni.
Il reperto è stato rinvenuto all’interno della tomba del faraone Amenhotep III, nonno di Tutankhamon. La statuetta potrebbe essere stata ispirata da un cane realmente esistito, appartenente alla famiglia reale. Con una lunghezza di poco più di 18 cm, oggi si trova presso il Metropolitan Museum of Art di New York, dove è considerata una delle statuette egizie di maggior valore al mondo. Stando a quanto riportato, questo oggetto è stato venduto al museo da Howard Carter, l’archeologo noto per la scoperta della celebre tomba di Tutankhamon.
Quando Carter scoprì questo reperto, inizialmente pensò che potesse trattarsi di un giocattolo o di un oggetto cerimoniale legato al culto di Anubi, il dio dei morti. Tuttavia, tenendo conto dell’affetto che gli Egizi riservavano ai loro animali domestici e del fatto che Anubi veniva spesso rappresentato come uno sciacallo, gli storici odierni ritengono che la statuetta avesse una funzione commemorativa. Essa serviva come un ricordo tangibile delle gesta degli animali domestici amati dalla famiglia reale, un modo per mantenere viva la loro memoria anche dopo la loro morte.