L’aumento dei prezzi sulla piattaforma di e-commerce Temu, già anticipato in relazione ai dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nei confronti della Cina, è diventato ufficiale e ha suscitato un acceso dibattito tra gli utenti. A partire dal 2025, Temu ha iniziato a introdurre le cosiddette “spese di importazione” sui prodotti venduti e spediti negli Stati Uniti, con un incremento pari al 145% del valore degli articoli.
Le nuove tariffe, come riportato da CNBC, in alcuni casi superano il costo degli stessi prodotti, portando il prezzo finale a raddoppiare o addirittura triplicare. Ad esempio, un vestito estivo che inizialmente aveva un costo di 18,47 dollari, con l’aggiunta di 26,21 dollari di tariffe, arriva a costare 44,68 dollari. Questa situazione ha generato preoccupazione tra i consumatori americani, che si trovano a dover affrontare spese significativamente superiori rispetto al passato.
Anche Shein, un altro noto rivenditore online, ha annunciato aumenti di prezzo simili, anche se al momento non sta applicando supplementi espliciti come Temu. Entrambe le piattaforme avevano già informato i loro utenti statunitensi che a partire dal 25 aprile 2025 sarebbero stati introdotti rincari per far fronte ai nuovi dazi.
Il contesto commerciale attuale è caratterizzato da politiche sempre più restrittive, inclusa l’abolizione di un’esenzione doganale che consentiva di importare beni sotto gli 800 dollari senza pagare dazi. Per fortuna, al momento, il mercato europeo non è colpito da queste misure, ma ci sono voci che indicano come l’Unione Europea stia considerando di rallentare le operazioni di Temu e Shein anche per motivazioni ambientali, legate all’elevato numero di pacchi spediti da queste piattaforme.
La situazione attuale rappresenta una sfida significativa per i consumatori americani, che si trovano a dover riconsiderare le loro abitudini di acquisto in un panorama commerciale in continua evoluzione.