
Circa duemila anni fa, le forze romane completarono la loro conquista della Britannia, l’isola oggi conosciuta come Gran Bretagna. Sebbene in molte narrazioni moderne, come nel caso di Vinland Saga, si enfatizzi il contributo culturale e innovativo dei Romani, la realtà storica è ben diversa. Le tribù celtiche furono soggette a violenze brutali e sfruttamenti sistematici.
I Romani, infatti, distrussero gran parte degli insediamenti nativi britannici, impiegando avanzate tecniche di costruzione per riorganizzare il territorio secondo le loro consuetudini. Questo processo includeva l’introduzione di sistemi di tassazione che gravavano sulle risorse estratte dalle comunità locali, le quali fino ad allora avevano vissuto in autonomia sull’isola.
Le trasformazioni culturali in britannia
Oltre alla violenza e all’innovazione tecnologica, i Romani portarono in Britannia non soltanto le loro tradizioni, ma anche una varietà di culture straniere, nuove religioni, alimenti esotici e stili di vita. La Britannia subì una trasformazione profonda e senza precedenti. Tra i lasciti materiali più significativi che giungono fino ai giorni nostri, spicca senza dubbio il Vallo di Adriano, una monumentale struttura le cui fondamenta sono ancora visibili.
Commissionato dall’imperatore Adriano nel 122 d.C., il Vallo si estende per circa 116 chilometri, dal fiume Tyne fino al Solway Firth. Questa imponente opera aveva lo scopo di segnare il confine settentrionale dell’influenza romana sull’isola. Oggi, il Vallo è oggetto di studio da parte dell’English Heritage, e figure come l’archeologa Frances McIntosh stanno rivelando segreti che continuano a incuriosire gli storici.
Ritrovamenti archeologici e scoperte inquietanti
Dalla metà del XX secolo, gli archeologi hanno fatto importanti scoperte riguardanti numerosi corpi rinvenuti attorno alle mura del Vallo di Adriano. Negli anni Sessanta, durante gli scavi lungo il margine meridionale della struttura, emerse un ritrovamento particolarmente inquietante. Sotto il pavimento di un edificio, situato in quello che un tempo era un vivace insediamento civile, giacevano due corpi sepolti da secoli. L’edificio, posizionato strategicamente al di fuori del forte, suggerisce che potesse essere una bottega o una taverna, un luogo di incontri e affari, ma anche di rivalità pericolose. Uno dei corpi apparteneva a un uomo, il quale presentava un chiaro segno del suo tragico destino: una ferita da pugnale inferta nella schiena, tra le costole. McIntosh ipotizza che si possa trattare di una rissa finita male.
Un altro ritrovamento significativo è avvenuto nel 2010, con la scoperta dello scheletro di un bambino nei pressi del forte di Vindolanda. Il corpo, sepolto in una fossa poco profonda all’interno delle mura di una caserma, risale a circa 1.800 anni fa. Analisi successive hanno rivelato che il bambino non era originario della zona, ma proveniva dal Mediterraneo. Questo ha alimentato l’ipotesi che potesse essere uno schiavo o il figlio di un soldato romano stazionato presso il Vallo di Adriano. Se questa teoria fosse confermata, ciò dimostrerebbe che i soldati romani portavano con sé le proprie famiglie anche nelle remote frontiere del Northumberland.