La ricerca scientifica sta compiendo passi da gigante nella protezione dell’essere umano dalle radiazioni, e una delle scoperte più promettenti proviene da una creatura microscopica nota come il tardigrado. Questi organismi, soprannominati “orsi d’acqua” per la loro forma, sono celebri per la loro straordinaria capacità di sopravvivere in condizioni estreme, spaziando dal gelo polare al vuoto dello spazio interstellare. Un team di ricercatori dell’Harvard Medical School e del MIT ha recentemente svelato che una specifica proteina presente in questi animali potrebbe offrire una protezione significativa al DNA umano dai danni indotti dalle radiazioni.
Il lavoro di ricerca, pubblicato nel 2025 sulla rinomata rivista Nature Biomedical Engineering, ha rivelato che il segreto della resistenza dei tardigradi è legato a una proteina denominata Dsup. Questa proteina funge da scudo molecolare, avvolgendo il DNA e proteggendolo dai danni causati da radiazioni letali. Gli scienziati hanno intrapreso un approccio innovativo per testare questa proteina: tramite l’uso dell’RNA messaggero (mRNA), hanno iniettato il codice genetico necessario per la produzione della proteina Dsup nei tessuti di topi esposti a radiazioni.
I risultati ottenuti sono stati notevoli: il DNA dei topi ha mostrato una protezione significativa, in particolare nelle aree più vulnerabili come il colon e la bocca, zone che nei pazienti oncologici subiscono frequentemente gravi effetti collaterali a causa della radioterapia. Questi risultati offrono nuove speranze per il trattamento e la gestione degli effetti collaterali nei pazienti affetti da cancro.
Oltre al potenziale impatto nella cura del cancro, questa scoperta potrebbe avere conseguenze importanti per l’esplorazione spaziale. Gli astronauti, durante le loro missioni prolungate verso Marte e oltre, sono costantemente esposti a radiazioni cosmiche elevate, che possono compromettere la salute cellulare e aumentare il rischio di sviluppare tumori. L’applicazione di questa tecnica a favore degli esseri umani potrebbe fornire una protezione temporanea ma efficace, contribuendo a mitigare i rischi associati ai viaggi spaziali.
Un ulteriore aspetto positivo di questa strategia è che, utilizzando l’RNA messaggero anziché il DNA, si evitano modifiche genetiche permanenti, riducendo così i rischi etici e biologici che possono derivare dalle terapie genetiche. Questo approccio potrebbe rappresentare una svolta significativa, aprendo la strada a nuove modalità di trattamento e protezione.
La ricerca sui tardigradi e le loro potenzialità continua a suscitare interesse e curiosità nella comunità scientifica, suggerendo che la natura possa ancora riservare sorprese inaspettate per il progresso della medicina e dell’esplorazione spaziale.