
Guardando il video presente alla fine di questo articolo, è possibile non notare nulla di strano. Eppure, ciò che si sta osservando potrebbe non corrispondere alla realtà. I confini tra il reale e l’artificiale si stanno assottigliando in modo preoccupante, lasciando gli spettatori sempre più confusi nel distinguere tra verità e finzione generata dall’intelligenza artificiale.
Il progresso della creazione video tramite intelligenza artificiale
Negli ultimi mesi, la produzione di video tramite intelligenza artificiale ha fatto enormi progressi. Non si tratta più di semplici esperimenti rudimentali, ma di creazioni estremamente sofisticate, capaci di ingannare anche gli osservatori più esperti. Un esempio significativo è il sistema AI che permette di generare un video a partire da una singola foto, riportando in vita personaggi scomparsi da decenni. La qualità di queste produzioni ha raggiunto livelli tali da suscitare preoccupazioni riguardo alla loro autenticità.
Nel corso del 2023, il dibattito sull’uso di video manipolati ha preso piede, specialmente a seguito di episodi controversi come quello che ha coinvolto il Primo Ministro britannico Rishi Sunak, il quale è stato vittima di centinaia di deepfake. Anche il presidente americano Joe Biden è stato oggetto di un video falso in cui annunciava la leva militare obbligatoria per la Giordania. Questi eventi hanno messo in luce come la disinformazione possa diffondersi rapidamente, complicando ulteriormente la capacità di discernere il vero dal falso.
La tracciabilità come strumento di verifica
La questione centrale è come riconoscere un video autentico da uno generato da AI. La tracciabilità emerge come un elemento cruciale in questo contesto. Esistono strumenti di verifica che consentono di analizzare i dettagli che si celano “dietro le quinte” della produzione video. Uno di questi strumenti è la blockchain, un registro pubblico digitale che non può essere manomesso. Funziona come una catena di blocchi, dove ogni blocco contiene informazioni e si collega in modo sicuro al precedente.
Quando un video viene registrato utilizzando un’applicazione basata su blockchain, si attivano processi interessanti: l’app genera un’impronta digitale unica del video, nota come “hash”, che viene poi memorizzata nella blockchain insieme a metadati come la data di registrazione, il dispositivo utilizzato e l’identità dell’operatore. Una volta che queste informazioni sono state registrate, non possono essere modificate.
Quando un video viene trasmesso, il destinatario può confrontare l’impronta digitale con quella già presente nella blockchain. Se le due corrispondono, significa che il video non ha subito alterazioni dalla sua registrazione iniziale.
I limiti della blockchain nella verifica dei contenuti
Tuttavia, va sottolineato un aspetto fondamentale: la blockchain può solo confermare che un video non è stato alterato dopo la registrazione, ma non può garantire che il contenuto sia reale. Se un deepfake viene registrato utilizzando un sistema blockchain, il video risulterà certificato come “non alterato”, ma rimarrà comunque un deepfake.
Il filosofo Luciano Floridi, nel suo libro “La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo“, evidenzia come la digitalizzazione dell’informazione comporti una perdita della fisicità, complicando ulteriormente la distinzione tra originale e copia. La capacità di discernere tra ciò che è autentico e ciò che è artificiale richiede quindi un occhio critico, competenza e, soprattutto, una sana curiosità.
In un’epoca in cui la tecnologia avanza a passi da gigante, è fondamentale rimanere informati e sviluppare un approccio critico nei confronti dei contenuti che consumiamo.