Elon Musk ha recentemente attribuito i problemi riscontrati su X a un presunto attacco hacker proveniente dall’Ucraina. Tuttavia, un’inchiesta pubblicata da Wired mette in discussione tali affermazioni, contestando le dichiarazioni del CEO di SpaceX e Tesla rilasciate a Fox News, dove aveva indicato hacker europei come responsabili.
Shawn Edwards, esperto di sicurezza della società Zayo, ha dichiarato che l’analisi della distribuzione geografica delle fonti di traffico non fornisce indicazioni certe circa l’identità o l’intento degli autori dell’attacco. Secondo Edwards, la composizione della botnet o dell’infrastruttura utilizzata non consente di trarre conclusioni definitive.
Un ricercatore intervistato da Wired ha aggiunto che l’Ucraina non figura nemmeno tra i primi 20 indirizzi IP coinvolti nell’attacco. A supporto di questa tesi, vi è la rivendicazione del gruppo di hacker Dark Storm Team, che ha annunciato su Telegram la propria responsabilità per gli attacchi, per poi rimuovere i post in seguito.
In aggiunta, l’articolo di Wired sottolinea le vulnerabilità di sicurezza di X, evidenziando come gli hacker abbiano potuto compromettere il social network con relativa facilità. Diversi esperti di sicurezza hanno affermato che svariati server di X, destinati a gestire le richieste, non erano adeguatamente protetti da Cloudflare, il sistema progettato per rilevare e mitigare automaticamente gli attacchi DDoS.
Le decisioni di taglio dei costi adottate da Elon Musk negli anni successivi all’acquisto dell’ex Twitter sembrano aver avuto un impatto significativo sulla sicurezza della piattaforma, rendendola più vulnerabile a questo tipo di attacchi.