L’olio extravergine d’oliva è un elemento fondamentale della dieta mediterranea, apprezzato non solo per il suo sapore ricco ma anche per le sue numerose proprietà benefiche. Tuttavia, esiste un aspetto meno noto di questo prodotto: la sua vulnerabilità una volta aperto. Infatti, se non conservato correttamente, l’olio può deteriorarsi e diventare nocivo per la salute.
La degradazione dell’olio d’oliva avviene rapidamente quando è esposto ad agenti esterni come aria, calore e luce. Gli esperti avvertono che una conservazione inadeguata può compromettere la qualità dell’olio in un periodo di soli 3 o 4 mesi. In condizioni ideali, come una bottiglia ben chiusa e riposta in un luogo fresco e buio, l’olio può mantenere le sue proprietà per un massimo di un anno. Tuttavia, basta una mensola esposta alla luce o un tappo non ben chiuso per accelerare il processo di ossidazione.
Un segnale chiaro che indica che l’olio è andato a male è un odore simile a quello dei trucioli di legno o della vernice, accompagnato da un retrogusto amarognolo e rancido. In tali situazioni, il consumo dell’olio può provocare disturbi gastrointestinali, come nausea, e contribuire a problemi cardiovascolari nel lungo termine, poiché i grassi ossidati perdono le loro proprietà benefiche.
Per evitare questi inconvenienti, è consigliabile acquistare bottiglie di dimensioni più piccole, conservarle lontano da fonti di calore e luce e richiuderle sempre con attenzione. Se l’olio ha già subito un deterioramento, non tutto è perduto: può essere riutilizzato per lucidare il legno, ammorbidire la pelle o lubrificare cerniere e strumenti. È importante ricordare che l’olio d’oliva ha un impatto significativo sulla salute e che recenti studi hanno rivelato scoperte senza precedenti riguardo alle sue qualità.