
Gli squali rivestono un ruolo cruciale negli ecosistemi marini, ma la loro reputazione è segnata da una paura radicata che li rende bersaglio di discriminazione. Questa percezione negativa ha conseguenze dirette sulla loro conservazione, con campagne di salvaguardia che ricevono finanziamenti ben inferiori rispetto ad altre iniziative ambientali. Molti credono erroneamente che sia opportuno eliminare gli squali quando si avvicinano a imbarcazioni o spiagge, contribuendo così al loro declino e mettendo in pericolo la loro esistenza in varie regioni del pianeta.
Il ruolo di Steven Spielberg nella percezione degli squali
Molti esperti attribuiscono parte della fobia nei confronti degli squali al film “Lo squalo” di Steven Spielberg, uscito nel 1975. Questa pellicola ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare, alimentando timori irrazionali nei confronti di questi animali. Ricerche scientifiche hanno dimostrato un legame diretto tra l’uscita del film e un aumento degli abbattimenti e delle segnalazioni di avvistamenti di squali sulle spiagge americane. A seguito di queste evidenze, Spielberg ha pubblicamente espresso il suo rammarico nei primi anni 2000, impegnandosi nella promozione di campagne per la salvaguardia dello squalo bianco.
I dati sugli attacchi di squali
Nonostante la paura che circonda gli squali, i dati recenti indicano un calo significativo degli attacchi. Secondo il report dell’anno scorso, il numero degli attacchi di squali non provocati ha raggiunto un record negativo storico. L’International Shark Attack File (ISAF) ha registrato solo 47 feriti in tutto il mondo nell’arco di 12 mesi, il livello più basso degli ultimi tre decenni. Di queste 47 persone, solo 4 hanno perso la vita, mentre nel medesimo periodo circa 10 milioni di squali sono stati uccisi dall’uomo, principalmente per le loro pinne.
Gli attacchi si sono concentrati prevalentemente negli Stati Uniti e in Australia, dove la presenza di surfisti è maggiore. Nel resto del mondo, gli attacchi sono sporadici e spesso frutto di errori di identificazione, con gli squali che confondono gli esseri umani per delfini.
La necessità di politiche di protezione
La comunità scientifica sottolinea l’ingiustizia della paura verso gli squali e l’urgenza di implementare politiche internazionali per proteggerli. Queste politiche dovrebbero affrontare non solo la pesca eccessiva, ma anche gli abbattimenti costieri preventivi, spesso giustificati come misure per ridurre gli attacchi. Tuttavia, la ricerca suggerisce che gli squali tendono a frequentare maggiormente le montagne sottomarine, dove si registrano quattro volte più avvistamenti rispetto all’oceano aperto.
Il più grande attacco di squali della storia
Per chi fosse curioso di conoscere il più grande attacco mai registrato, va ricordato che avvenne alla fine della Seconda guerra mondiale, in seguito all’affondamento di una nave statunitense da parte di un sottomarino giapponese. Questo evento rimane uno dei momenti più drammatici nella storia degli attacchi di squali, evidenziando la complessità della relazione tra uomo e natura.