A Milano la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) muove l’accusa di associazione mafiosa, abuso d’ufficio, finanziamento illecito ai partiti, e corruzione, per spartirsi appalti pubblici, nei confronti di politici, amministratori e imprenditori di Lombardia e Piemonte: 43 misure di custodia cautelare eseguite da Carabinieri e dalla Guardia di Finanza, di cui 12 in carcere e 16 ai domiciliari.
Tra gli arrestati ci sono il consigliere comunale milanese e vicecoordinatore regionale di Forza Italia Pietro Tatarella, candidato alle Europee e il sottosegretario forzista all’area Expo della Regione Lombardia Fabio Altitonante. La Procura ha chiesto poi alla Camera l’autorizzazione all’arresto del deputato forzista Diego Sozzani per finanziamento illecito.
In Calabria è stata data notizia di una nuova inchiesta sulla gestione degli appalti pubblici. L’indagine, condotta dalla procura di Catanzaro, riguarda venti persone, tra le quali anche politici di primo piano. Fra gli indagati, risultano il presidente della Regione, il PD Mario Oliverio, il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, esponente di Forza Italia e candidato alla presidenza della Regione, il PD Nicola Adamo, ex consigliere regionale e vice presidente della Giunta, e Luca Morrone, figlio del consigliere regionale Ennio Morrone passato da FI al gruppo misto.
In Sardegna si è avuta la notizia della condanna a tre anni e tre mesi della PD Francesca Barracciu per una parte delle spese contestate provenienti da fondi regionali, ma l’assoluzione dall’accusa di aver fatto pagare una fattura a un’azienda riconducibile al compagno.
Questa è la sentenza della Corte d’Appello di Cagliari nei confronti dell’ex sottosegretaria alla Cultura del governo Renzi, Francesca Barracciu (Pd). In primo grado la Barracciu, in qualità di ex consigliera regionale, era stata condannata a 4 anni per peculato nell’ambito dell’inchiesta sull’uso, ritenuto illecito, dei fondi destinati ai gruppi del Consiglio regionale della Sardegna.
Lo scenario che emerge dal bollettino odierno di indagati, di arrestati il cui arresto è stato eseguito e di quelli per cui è stata chiesta l’autorizzazione a procedere, e condannati riguarda, al momento, 3 politici di FI in Lombardia, in Calabria 2 del PD, 1 di FI e il figlio di un ex di FI, In Sardegna 1 del PD.
La situazione è abbastanza equilibrata tra le due forze politiche in questa triste competizione.
Da questa istantanea odierna emerge che la fame di soldi a qualunque costo accomuna PD e FI.
Lasciamo perdere Silvio Berlusconi che non si è mai proposto di fare guerra alla corruzione dentro FI, ma il PD, che verbalmente si propone di farla questa guerra, non ottiene risultati dissimili dal suo primo competitore.
Del resto come potrebbe il PD marcare oggi una differenza, essendo che il nuovo nel PD è impersonato da un segretario di partito, Nicola Zingaretti, sottoposto a tre diverse indagini, attualmente in corso?
Il nuovo tesoriere del PD voluto da Zingaretti, Luigi Zanda – che ha sostituito il precedente tesoriere Francesco Bonifazi, indagato per finanziamento illecito e per false fatturazioni – ha pensato di risolvere la fame di soldi dentro il PD, con una sorta di ‘furto legalizzato’ proponendo l’aumento degli stipendi dei parlamentari da 13 mila euro a 20 mila euro, proposta che è stato costretto a ritirare grazie all’azione politica dei 5Stelle.
Ma questi soldi non li riteneva sufficienti, perciò ha proposto di destinare ai partiti 90 milioni di euro.
Questa vergognosa proposta non l‘ha ancora ritirata.
Zingaretti, non nasconderti dietro Zanda, e provvedi in fretta a far ritirare questa indegna Proposta di Legge, interrompendo così l’iter per l’approvazione.
Te lo ricorderemo ogni giorno.