
Nel corso della storia, la meteorologia ha affrontato sfide significative, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche in termini di comunicazione e informazione. Fino al 1887, negli Stati Uniti d’America, l’uso della parola “tornado” fu vietato nelle previsioni meteorologiche, un fatto sorprendente che ha radici profonde e complesse. Questo divieto non è stato solo una questione di linguaggio, ma ha avuto implicazioni più ampie legate alla sicurezza pubblica e alla gestione delle informazioni meteorologiche.
Il contributo di John Park Finley
Nel 1877, John Park Finley, originario del Michigan, entrò a far parte dell’U.S. Army Signal Service, dove iniziò un percorso formativo come assistente dell’ufficiale responsabile di una stazione meteorologica. Finley si distinse per il suo interesse particolare verso i tornado, fenomeni naturali capaci di causare devastazioni in pochi istanti, come dimostrato anche dalla loro capacità di distruggere vegetazione secolare, come la Welwitschia, una pianta che può vivere fino a 3.000 anni.
Finley si dedicò con passione allo studio di questi eventi atmosferici, cercando di comprendere le loro dinamiche e di sviluppare modelli meteorologici predittivi. Il suo lavoro si concentrò sulla raccolta e analisi dei dati, portandolo a creare un archivio di informazioni sui tornado. “Finley continuò a lavorare nella Fact Room e raccolse tutti i resoconti noti sui tornado da vecchi registri che coprivano il periodo dal 1794 al 1881”, ha dichiarato il meteorologo Joseph G. Galway in un articolo pubblicato sul Bulletin of the American Meteorological Society. Questo impegno portò alla pubblicazione, nel 1882, di un resoconto intitolato ‘The Character of 600 Tornadoes’.
Le scoperte e le sfide di Finley
Grazie ai suoi sforzi, Finley identificò una serie di condizioni meteorologiche precedenti ai tornado, migliorando la comprensione di questi fenomeni. Nel 1884, il suo network di “osservatori” si era ampliato, raggiungendo quasi mille persone dislocate in tutto il paese, le quali fornivano informazioni cruciali. Sebbene non tutte le sue previsioni si rivelassero accurate, molte si dimostrarono estremamente efficaci, consentendo a migliaia di cittadini di prepararsi adeguatamente per affrontare i tornado.
Il lavoro di Finley non passò inosservato, tanto che ricevette numerosi premi e riconoscimenti per il suo contributo alla meteorologia. Tuttavia, nel 1887, il Signal Corps impose il divieto di utilizzare la parola “tornado” nei bollettini meteorologici, un’azione che avrebbe avuto ripercussioni significative sulla comunicazione meteorologica negli anni successivi.
Il divieto e le sue conseguenze
La decisione di vietare l’uso della parola “tornado” si basava sulla convinzione che le previsioni avrebbero potuto causare più danni che benefici. I funzionari governativi sostennero che “il danno causato da una tale previsione sarebbe alla fine maggiore di quello derivante dal tornado stesso“. Di conseguenza, per oltre 60 anni, la parola “tornado” scomparve dai bollettini ufficiali, privando la popolazione di informazioni vitali riguardo a questi eventi estremi.
Un meteorologo dell’epoca affermò: “Non c’è alcun vantaggio materiale da trarre da alcun sistema, nemmeno il più perfetto, di preavvisi e tentativi di protezione“. Questo atteggiamento rifletteva una visione ristretta della meteorologia, che non riconosceva l’importanza di informare il pubblico riguardo ai rischi associati ai tornado. La situazione si rivelò paradossale, considerando che la capacità di prevedere tali eventi rappresenta una risorsa cruciale per la sicurezza delle comunità .