
Il terremoto del Tōhoku, verificatosi l’11 marzo 2011, ha segnato una delle pagine più drammatiche della storia giapponese. Questo evento sismico è stato registrato come il più potente mai avvenuto in Giappone e il quarto a livello mondiale dall’inizio delle misurazioni moderne nel 1900. La forza del terremoto ha generato uno tsunami devastante che ha colpito le coste e ha innescato il noto disastro nucleare presso la centrale di Fukushima. Sebbene le vittime dirette per esposizione alle radiazioni siano state limitate a una, le conseguenze umane e sociali sono state enormi, con 184.000 persone evacuate e il governo giapponese costretto a investire miliardi di dollari per garantire la sicurezza della regione.
Le conseguenze del terremoto e lo tsunami
Il bilancio delle vittime del terremoto del Tōhoku è tragico: 19.759 morti accertate e un numero imprecisato di feriti. Le autorità locali hanno dovuto far fronte a un’emergenza senza precedenti, richiedendo assistenza a livello nazionale e internazionale per far fronte ai bisogni immediati della popolazione colpita. La devastazione ha avuto un impatto profondo sull’economia giapponese, con intere comunità distrutte e infrastrutture compromesse. La ricostruzione ha richiesto anni e ha rappresentato una sfida complessa per il governo e le autorità locali.
Le organizzazioni umanitarie e i gruppi locali si sono mobilitati per fornire aiuti, ma le dimensioni del disastro hanno reso difficile coordinare gli sforzi. In questo contesto, è emersa una realtà inaspettata: la Yakuza, la nota mafia giapponese, ha deciso di intervenire. Questo gruppo, colpito anch’esso dal sisma, ha avviato una serie di iniziative per supportare le persone in difficoltà, stipulando una sorta di alleanza temporanea con il governo.
Il ruolo della Yakuza nel soccorso
Diverse famiglie e gruppi della Yakuza, non direttamente colpiti dal sisma, hanno inviato aiuti dalle città di Tokyo e Kobe. Centinaia di camion sono stati inviati con forniture essenziali come cibo, coperte e medicinali. Quando si è verificato l’incidente a Fukushima, la Yakuza ha anche inviato membri per assistere la polizia nelle operazioni di evacuazione, dimostrando un impegno concreto nei confronti della popolazione in pericolo.
Per dissipare i dubbi sulla loro motivazione, alcuni leader della Yakuza hanno lanciato campagne di beneficenza, permettendo ai membri di donare denaro, rigorosamente in contante, alle famiglie delle vittime del terremoto. Questo gesto ha suscitato un dibattito acceso, con critici che hanno messo in discussione l’origine dei fondi e la possibilità che tali donazioni potessero servire a mascherare attività di riciclaggio di denaro.
Le reazioni e le critiche
Nel 2011, si stimava che in Giappone ci fossero circa 80.000 affiliati della Yakuza, con i gruppi Sumiyoshi-kai e Inakawa-kai che si sono distinti per il loro impegno nei soccorsi. Le azioni della Yakuza hanno suscitato reazioni contrastanti. Mentre alcuni le hanno applaudite come un gesto di solidarietà, altri hanno sollevato dubbi sull’autenticità delle loro intenzioni.
Atsushi Mizoguchi, un autore freelance noto per le sue inchieste sulla Yakuza, ha osservato che, in quel periodo, l’organizzazione sembrava avere un reale interesse nel fare del bene. A differenza di altre organizzazioni mafiose, la Yakuza ha storicamente avuto come missione quella di proteggere e sostenere gli emarginati della società giapponese. Questo aspetto ha contribuito a rendere la situazione ancora più complessa e sfumata, con la Yakuza che si è trovata al centro di un dibattito pubblico su etica e responsabilità sociale.