
In questo momento l’Europa, e non solo, è seduta sopra ad una bomba a orologeria griffata Germania.
Questo ordigno che abbiamo sotto le natiche è il frutto delle tentate speculazioni degli istituti bancari tedeschi, che, nel tentativo di ingozzarsi di ‘facili’ e più remunerativi profitti hanno tentato di emulare gli istituti finanziari americani, pur non essendo, al contrario dei colleghi d’oltreoceano, coperti da una banca centrale in grado di arginare tempestivamente qualsiasi improvvisa calamità finanziaria. Si sono pertanto dati da fare sul mercato dei derivati e sul trading di azioni, trascurando, di fatto, la loro missione originale: sostenere le industrie tedesche nel mondo.
Il ciò si è tradotto in un’esposizione bancaria tedesca dell’ammontare di 53.690 miliardi di euro in derivati, 48.266 miliardi di questi solo di Deutsche Bank, un quantitativo che equivale a 16 volte il prodotto interno lordo tedesco.
Il problema di Deutsche Bank non è tanto il semplice quantitativo dei derivati, bensì l’alto quantitativo di titoli ritenuti ‘tossici’, che supererebbe i 70 miliardi di euro.
Per capire meglio di cosa si parla è necessario fare una piccola introduzione su cosa siano i derivati e quando vengono definiti ‘tossici’.
-COSA SONO I DERIVATI
Gli strumenti derivati si chiamano in questo modo perché il loro valore deriva dall’andamento del valore di una attività ovvero dal verificarsi nel futuro di un evento osservabile oggettivamente. L’attività, ovvero l’evento, che possono essere di qualsiasi natura o genere, costituiscono il “sottostante” del prodotto derivato.
I derivati sono utilizzati per tre finalità:
Ridurre il rischio finanziario di un portafoglio preesistente (finalità di copertura o hedging);
Assumere esposizioni al rischio al fine di conseguire un profitto (finalità speculativa);
Conseguire un profitto privo di rischio attraverso transazioni combinate sul derivato e sul sottostante tali da cogliere eventuali differenze di valorizzazione (finalità di arbitraggio).
Il problema più complesso dei derivati è la stima del loro valore. Data la fondamentale importanza di questo aspetto e la sua grande criticità, questa attività richiede complesse attività di analisi.
Per farla (molto) breve, si può dire che il loro valore varia in connessione all’andamento del sottostante.
Per fare maggiore chiarezza proponiamo un’esempio di derivato con finalità speculative. Supponiamo che un investitore decide di acquistare in data 1 gennaio un’opzione sul caffè con scadenza l’1 Maggio.
Il prezzo di esercizio è pari a 20€ per chilo di caffè ed il premio è di 2 €.
Se la quantità standard del contratto è di 100 chili, in data 1 gennaio l’investitore versa un importo pari a: x= 2€/chilo x 100 chili = € 200.
Pagando tale importo lo speculatore ha acquisito il diritto a comprare, alla scadenza 100 chili di caffè ad un prezzo di € 2.000.
Lo speculatore eserciterà tale diritto se il giorno della scadenza il prezzo a pronti del caffè sarà superiore al prezzo di esercizio (20€).
Supponiamo che il giorno della scadenza la quotazione del caffè è di € 25.
L’investitore esercita la sua opzione, acquista 100 chili di caffè pagando € 2.000 e rivende la stessa quantità sul mercato a pronti ricavando € 2.500.
Con questa operazione lo speculatore ottiene un guadagno pari alla differenza tra il prezzo a pronti e il prezzo d’esercizio diminuita del valore del premio di esercizio opportunamente attualizzato, dato che il premio di esercizio deve essere aumentato del rateo di interesse maturato nel periodo che va dall’1/1 all’1/5:
(2500 – 2000) – 200 x (1 + (0,06 x 120gg/365)) = 296,06 = Profitto dello speculatore
I derivati vengono chiamati tossici quando presentano un tasso di rischio talmente elevato da rendere praticamente certa la minusvalenza in capo a chi li detiene.
-CONSEGUENZE
Il Fondo Monetario Internazionale ha definito Deutsche Bank come “la più grande fonte potenziale al mondo di shock esterni per il sistema finanziario”. Forbes afferma che l’esposizione per migliaia di miliardi in derivati di Deutsche Bank non rappresenta il reale rischio di credito dell’istituto tedesco. Ma sottolinea che, anche se solo nominale, un’esposizione così enorme, per essere gestita e ridurre al minimo i possibili errori, richiede una gran quantità di operatori specializzati.
Peccato che la banca tedesca per far fronte alle sue ingenti perdite ha previsto il licenziamento di oltre 18mila addetti in tutto il mondo, 10 mila di questi entro il 2020. Ci chiediamo come l’istituto finanziario tedesco possa gestire una situazione del genere, dato che, come osserva Forbes, “in questo momento ogni dipendente di Deutsche Bank sa di poter essere il prossimo a ricevere il benservito e sarà, presumibilmente, più occupato a cercare un’alternativa che a impegnarsi al massimo nel proprio lavoro attuale”.
La caduta di Deutsche Bank potrebbe portare ad una crisi sistematica simile a quella provocata dal fallimento di Lehmann Brothers nel 2008. L’Europa, viste le sue regole tutto tetti e parametri, non ha i mezzi per proteggersi da un eventuale fallimento del colosso. Infatti gli Stati europei, a differenza degli Stati Uniti d’America, non hanno la possibilità e la facoltà di ricorrere ad aumenti di deficit per soccorrere una società o un’istituto bancario in crisi, ne tanto meno la Bce, stretta dalle rigidissime regole dell’eurosistema, può assorbire i titoli tossici nei bilanci delle banche o immettere un adeguato livello di liquidità nel sistema per fronteggiare questo tipo di shock.
Deutsche Bank è uno di quegli istituti definiti ‘too big to fail‘, cioè troppo grandi per fallire. Questo tipo di banche devono essere sostenute il più possibile dagli Stati di cui fanno parte, anche in caso di grave perdite, per non aprire una grave crisi di mercato.
Nonostante la banca tedesca venga definita too big to fail, la possibilità che possa innescare uno shock esiste e, lo ripetiamo, le regole dell’eurosistema, Mes o non Mes, non sono ne sufficienti ne adeguate per salvaguardala e, di conseguenza, salvaguardarci.
Per correre al riparo dalle ripercussioni di questo eventuale collasso, la Germania ha due possibilità: riscrivere da capo le regole comunitarie o svincolarsi da queste regole (DeutschExit).