La giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane ha annunciato una mobilitazione significativa contro il nuovo pacchetto di leggi sulla sicurezza, previsto per il 5, 6 e 7 maggio 2025. Questa decisione, presa il 12 aprile 2025, è una risposta diretta alle recenti misure adottate dal governo italiano, che secondo gli avvocati penalisti, rappresentano una riproposizione di politiche securitarie e carcerocentriche ritenute sia inutili che inique.
L’Unione delle Camere Penali Italiane, che rappresenta gli avvocati specializzati in diritto penale, ha deliberato l’astensione dalle udienze come forma di protesta. Questa azione mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e i rappresentanti politici riguardo alle problematiche legate alle nuove normative, che, secondo la giunta, non solo non migliorano la sicurezza pubblica, ma aggravano la situazione dei detenuti, già in condizioni critiche. Le nuove leggi, infatti, non affrontano il problema della sicurezza in modo costruttivo, ma piuttosto si concentrano su misure punitive che non risolvono le cause profonde della criminalità.
Le critiche mosse dall’Unione sono chiare e dettagliate. La giunta sostiene che il pacchetto di leggi non solo introduce nuovi reati, ma prevede anche aumenti di pena sproporzionati e aggravanti privi di fondamento razionale. Queste misure, secondo gli avvocati, non solo criminalizzano la marginalità e il dissenso, ma rendono anche più difficile l’accesso a misure alternative alla detenzione. L’assenza di un dibattito parlamentare su queste questioni solleva ulteriori preoccupazioni riguardo alla legittimità e all’efficacia delle nuove disposizioni.
Una delle preoccupazioni principali espresse dagli avvocati riguarda l’aumento del sovraffollamento carcerario. Le normative in discussione, secondo loro, non solo non risolveranno i problemi di sicurezza, ma porteranno a un incremento della popolazione carceraria, aggravando una situazione già critica. Le strutture penitenziarie, già sovraccariche, rischiano di collassare completamente, come dimostrano i tragici eventi di suicidi tra i detenuti, che dall’inizio dell’anno hanno raggiunto il numero di ventisei. Gli avvocati avvertono che le misure proposte sono simboliche e prive di efficacia reale, contribuendo ulteriormente a un clima di insicurezza e malessere tra i detenuti.
La protesta degli avvocati italiani si configura quindi non solo come una difesa dei diritti dei detenuti, ma anche come un appello alla responsabilità del governo e del parlamento nell’affrontare le questioni legate alla giustizia penale in modo umano e razionale.