Tra i ricordi indelebili dei videogiocatori che hanno avuto l’opportunità di immergersi in Death Stranding, uno dei più significativi è sicuramente quello degli uteri artificiali. Questi dispositivi, presenti nel gioco, sono utilizzati per mantenere in vita neonati a rischio di morte e per identificare le temibili Creature arenate.
Nel corso della trama, il protagonista Sam Porter Bridges sviluppa un legame profondo con il neonato affidatogli, conosciuto come BB, la cui sorte avrà un ruolo cruciale anche nel sequel della saga, per il quale è stato recentemente rilasciato un trailer. Ma tornando alla realtà, quali sono i progressi delle ricerche sulla produzione su larga scala degli uteri artificiali?
Questi strumenti potrebbero rappresentare una soluzione per le madri che affrontano gravi difficoltà nella gravidanza, consentendo ai feti prematuri di crescere in un ambiente protetto, riducendo il rischio di mortalità e il dolore per le madri.
In un futuro non troppo lontano, si potrebbe persino ipotizzare l’uso di tali dispositivi per la riproduzione su altri pianeti, alleggerendo le donne dal peso della gravidanza, anche qui sulla Terra. Tuttavia, nonostante i progressi significativi in questo campo negli ultimi dieci anni, la situazione è cambiata drasticamente dall’uscita di Death Stranding, avvenuta nel 2019, con vari governi che hanno imposto il blocco delle sperimentazioni sugli uteri artificiali.
Nel 2023, ad esempio, alcune aziende farmaceutiche statunitensi erano pronte a iniziare trial clinici su feti umani in pericolo di vita, ma l’Agenzia americana per il controllo sui farmaci, nota come Fda, ha sospeso queste sperimentazioni, imponendo un divieto temporaneo.
Il progetto di utero artificiale sviluppato da queste aziende prevedeva un ambiente extrauterino chiamato EXTEND, simile a una sacca contenente liquidi nutritivi ed elettroliti per simulare il liquido amniotico. Per quanto riguarda il cordone ombelicale, i medici avevano progettato un intervento sicuro per collegare i vasi sanguigni del neonato a una macchina esterna per l’erogazione di ossigeno.
Altri progetti analoghi sono stati bloccati anche in Cina, per motivi tecnici. Questi prevedevano la crescita di più feti all’interno dello stesso utero artificiale, ma attualmente sembra che tale obiettivo non sia realizzabile a causa di limitazioni tecniche.
Nel 2019, l’Unione Europea aveva destinato 2,9 milioni di euro a uno studio olandese che ha sviluppato prototipi di utero artificiale simili a quelli creati da un’università israeliana.
Pertanto, lo scenario immaginato da Hideo Kojima in Death Stranding, dove madri prive di vita possono sperare di far crescere i propri figli lontano dal loro corpo, rimane purtroppo un obiettivo ancora lontano.