
I fake media ieri ci hanno raccontato quanto è “figo” il premier canadese Justin Trudeau e della sua avventura allo stadio con la maglia di Francesco Totti.
Tutto molto bello, però i criminali dell’informazioni hanno “dimenticato” di dirci cosa è venuto a fare Trudeau qui da noi: promuovere il Ceta, l’accordo commerciale di libero scambio tra Canada ed Unione Europea che dà il colpo di grazia alle aziende italiane.
Il TTIP non è passato perché i cittadini si sono opposti. E allora hanno trovato il modo di aggirare l’opinione pubblica con un nuovo accordo, il Ceta appunto, che viene presentato come un trattato che favorisce il commercio, ma che nei fatti ci toglie sovranità, favorisce le banche e massacra i consumatori e le imprese italiane, soprattutto nel settore alimentare.
Il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ha denunciato che “l’accordo CETA è un regalo alle grandi lobby industriali dell’alimentare che colpisce il vero Made in Italy e favorisce la delocalizzazione, con riflessi pesantissimi sul tema della trasparenza e delle ricadute sanitarie e ambientali“.
Coldiretti: “Il Ceta uccide il grano duro italiano”
Il settore alimentare sarà quello più colpito dal Ceta, se l’accordo sarà ratificato dal parlamento italiano. Denuncia Coldiretti:
“Nei trattati va riservata all’agroalimentare una specificità che tuteli la distintività della produzione e possa garantire la tutela della salute, la protezione dell’ambiente e della libertà di scelta dei consumatori. Il Ceta uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale i dazi per l’importazione dal Canada dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia perché accusato di essere cancerogeno. Oltre la metà del grano importato dall’Italia arriva proprio dal Canada dove le lobby in vista dell’accordo CETA sono già al lavoro contro l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per la pasta previsto per decreto e trasmesso all’Unione Europea, trovando purtroppo terreno fertile anche in Italia”.