
Il Fisco non deve chiedere il permesso per controllare i conti correnti - silenziefalsita.it
Al Fisco non servono particolari permessi o autorizzazioni speciali per monitorare i movimenti dei conti correnti dei contribuenti.
Tempi duri per gli evasori fiscali – o aspiranti tali – che farebbero bene a sapere che il fisco non ha bisogno di un permesso specifico per controllare i movimenti del conto corrente bancario e monitorare le situazioni sospette. All’Agenzia delle Entrate non serve un’autorizzazione speciale per avere accesso ai dati bancari.
Bisogna sapere che ogni anno banche e uffici postali sono tenuti a trasmettere al fisco tutte le informazioni riguardanti i conti correnti dei contribuenti. Questo in base a un D.P.R. del 1973 che conferisce all’Agenzia delle Entrate poteri di accesso alle informazioni di banca. Senza contare che il fisco può risalire fino ai 5 anni di attività per chi ha omesso alcune voci in sede di dichiarazione dei redditi.
Il periodo di controllo si può estendere addirittura a 7 anni per chi non ha presentato alcuna dichiarazione. Esistono poi degli strumenti speciali che permettono all’Agenzia delle Entrate di avere accesso ai dati di tutti i conti correnti con controlli che possono avvenire in più modi (automatizzati, mirati, tramite richiesta di informazioni alle banche). Ecco quello che c’è da sapere.
Conti correnti, al Fisco non servono autorizzazioni per i controlli
Come anticipato al fisco non servono permessi particolare per monitorare i conti correnti bancari. Può farlo direttamente attraverso il Registro dei Rapporti Finanziari, una sezione dell’Anagrafe Tributaria, dove troverà le informazioni fornite annualmente da banche e uffici postali. Ma non è tutto: il fisco dispone anche di altri strumenti per effettuare i suoi controlli.

Uno di questi è il cosiddetto anonimometro, un algoritmo in grado di analizzare i dati dei conti correnti senza compromissione per la privacy dei contribuenti. In caso di irregolarità rilevate dall’anonimometro scattano controlli più approfonditi da parte dell’AdE. Il fisco può controllare il saldo del conto, i movimenti bancari (come bonifici, accrediti e addebiti).
Non solo: alle lente dell’Agenzia delle Entrate non sfuggono nemmeno gli investimenti (in titoli, fondi comuni), le cassette di sicurezza, gli assegni e le carte di credito e debito. E attenzione, pure le carte prepagate (anche quelle senza IBAN, come la card di Poste Italiane, Postepay) sono monitorate. Diverso il caso dei controlli sui conti correnti all’estero, certamente possibili ma che richiedono una procedura più complessa.
In caso di conti all’estero l’Agenzia delle Entrate può far leva su convenzioni internazionali che vincolano le autorità fiscali alla collaborazione reciproca. L’Italia ad esempio ha dato la sua adesione a diversi accordi internazionali. Uno di questi è il Common Reporting Standard (CRS), che consente lo scambio di informazioni bancarie tra gli Stati.